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Luca Talotta
7 lug 2025
Milano stringe ancora di più le maglie della circolazione privata, e lo fa partendo dal cuore del lusso: il Quadrilatero della Moda, zona simbolo dello shopping internazionale e della vivibilità urbana. A partire da sabato 12 luglio 2025, infatti, entreranno in vigore le sanzioni per tutti i veicoli privati che accederanno senza autorizzazione all’area, una delle più centrali e frequentate della città. I varchi saranno monitorati con telecamere, e le multe previste saranno salate.
L’obiettivo dell’amministrazione comunale è chiaro: ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria. Si tratta di una misura che fa parte di un progetto più ampio per la gestione sostenibile del centro città, ma che solleva già numerosi interrogativi, in particolare per una categoria di mezzi che, pur essendo spesso promossi come ecologici, si ritrova ancora una volta penalizzata: le auto ibride.
Nel dettaglio, il nuovo provvedimento stabilisce che l’accesso al Quadrilatero sarà consentito solo ai residenti. Per tutti gli altri, comprese le auto ibride, l’ingresso sarà vietato. I veicoli commerciali potranno entrare solo in determinate fasce orarie, stabilite in funzione delle necessità di consegna. Il monitoraggio sarà automatico: chi non rispetta le regole riceverà una multa direttamente a casa, grazie al sistema di controllo elettronico dei varchi.
Il caso delle ibride ha già sollevato proteste. Infatti, anche i veicoli a doppia alimentazione – termica ed elettrica – non potranno accedere liberamente, nonostante le loro basse emissioni. Ma qui il discorso si intreccia con una normativa più ampia, che coinvolge anche l’Area C, la zona a traffico limitato che comprende gran parte del centro di Milano.
Dal 1° ottobre 2022, a Milano le auto ibride possono entrare gratuitamente nell’Area C solo se emettono meno di 100 grammi di CO₂ per chilometro. Superata questa soglia, è previsto il pagamento di un ticket giornaliero. Le auto elettriche, invece, continuano ad accedere liberamente e senza costi.
Una regola che ha suscitato numerose critiche, soprattutto da parte di quei cittadini che hanno investito in veicoli ibridi pensando di poter circolare liberamente in città. La distinzione tra ibride “leggere” e “pesanti” – basata sulle emissioni – è vista da molti come una penalizzazione ingiustificata, in un momento in cui la transizione ecologica dovrebbe essere favorita, non ostacolata.
Ma ora, da Roma, arriva una sentenza che potrebbe rimettere in discussione tutto.
Un automobilista romano ha presentato ricorso contro quattro multe ricevute per l’accesso con un’auto ibrida a una Ztl istituita dopo il 2018. Il giudice di pace Dario Bonamano gli ha dato ragione, sostenendo che l’articolo 7 del Codice della strada non distingue tra auto elettriche e ibride per quanto riguarda l’accesso alle Ztl create successivamente a quella data.
Nella sentenza, il giudice afferma che le delibere comunali non possono andare contro una legge nazionale, e che quindi il libero accesso deve essere garantito anche ai veicoli ibridi. La decisione ha annullato le quattro sanzioni e, soprattutto, ha aperto un precedente giuridico importante.
Se il Comune di Roma non dovesse fare ricorso, questa interpretazione potrebbe espandersi anche ad altri contesti, come quello milanese, in cui le regole sono ancora più severe.
La sentenza romana ha già sollevato molti interrogativi tra i cittadini milanesi. Se l’interpretazione dovesse consolidarsi in sede legale, decine – se non centinaia – di automobilisti lombardi potrebbero decidere di fare ricorso contro le multe ricevute, avvalendosi dello stesso principio.
L’amministrazione comunale si troverebbe allora sotto pressione, costretta a difendere una normativa che potrebbe risultare non più conforme al Codice della strada. Il rischio concreto è quello di una valanga di contenziosi legali, che potrebbero bloccare l’intero impianto di gestione della Ztl.
Tuttavia, al momento, a Milano nessun cambiamento è stato annunciato. Perché ciò avvenga, servirà o una conferma definitiva della sentenza da parte di altre giurisdizioni, oppure un intervento politico del Comune, che potrebbe decidere di anticipare la questione e modificare il regolamento per evitare uno scontro giudiziario su larga scala.
Nel frattempo, le associazioni di categoria e i comitati di cittadini chiedono a gran voce una revisione delle regole. Secondo molti, il sistema attuale è obsoleto, perché non tiene conto dell’evoluzione tecnologica dei veicoli ibridi e continua a considerare solo il dato sulle emissioni, senza premiare realmente chi investe in soluzioni più sostenibili.
Anche i dati sulla qualità dell’aria a Milano – sebbene ancora preoccupanti – mostrano come le aree a traffico limitato abbiano un effetto positivo. Tuttavia, in una fase di transizione, le regole dovrebbero essere più flessibili e capaci di accompagnare il cambiamento, non ostacolarlo.
In particolare, si chiede un allineamento tra le politiche locali e le normative nazionali, per evitare che il cittadino si trovi in un limbo normativo dove le regole cambiano da città a città.
La sentenza di Roma è solo l’inizio di una potenziale battaglia legale che potrebbe coinvolgere molti Comuni italiani. Milano, da sempre all’avanguardia nelle politiche di mobilità sostenibile, si trova ora in una posizione delicata: da un lato, la necessità di proteggere l’ambiente e ridurre il traffico; dall’altro, la crescente pressione sociale e giuridica per una maggiore equità normativa.
Le prossime settimane saranno decisive: il Comune di Roma dovrà decidere se impugnare la sentenza, mentre a Milano si discuterà sempre più intensamente della necessità di una revisione delle regole per l’accesso alle Ztl e all’Area C.
Per ora, le auto ibride restano escluse dal Quadrilatero e vincolate da limiti stringenti in tutta l’Area C. Ma il vento potrebbe presto cambiare direzione.
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