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Cisitalia 202: la sua storia

Probabilmente la prima granturismo di sempre, dal 1951 unica auto ad essere esposta in un museo: realizzata da alcune delle menti più brillanti dell'epoca, la berlinetta della defunta Casa torinese ha ammaliato clienti facoltosi e semplici appassionati

25 mar 2020

Per alcuni, "l'auto più bella del mondo". Discussione interessante, di certo non può passare inosservato il fatto di essere l'unica auto in esposizione permanente in un museo, nello specifico il Museum of Modern Art (MOMA) di New York, etichettata come "scultura in movimento". Sta lì, a Midtown Manhattan, dal 1951, quattro anni dopo che cinque delle menti più brillanti del nostro Paese si mettessero all'opera per realizzarla.

I protagonisti in questione. Piero Dusio, imprenditore e latin lover, con la passione per le auto da corsa ed esclusive, finanziatore del progetto; Dante Giacosa, papà della Fiat 500, ideatore del progetto; Alfredo Vignale e Giovanni Savonuzzi, che il progetto lo disegnano su carta; Giovanni Farina, non ancora Pininfarina, che dà gli ultimi ritocchi di stile e che affermerà, anni dopo: "Nel realizzarla, avevo giocato a fare il poeta". Questa è la storia della Cisitalia 202.

ISPIRATA DALLO SPORT

La 202 viene presentata nel 1947 in occasione del GP d'Italia che per l'occasione si corre a Milano (l'autodromo di Monza doveva ancora riprendersi dai bombardamenti bellici), e dello sport è stretto parente sin dagli esordi. La primissima versione si chiama infatti Gran Sport ed è una due posti. Questo perché i vertici della defunta Casa torinese la propongono solo per clienti facoltosi, tanto che la vettura esce in edizione limitata: solo 220, gli esemplari disponibili.

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E da una macchina sportiva, s'ispira la meccanica. Cisitalia 202 è infatti la prima auto di serie ad avere un telaio tubolare a traliccio (anche la prima ad avere il nome della Casa inciso nella coda), soluzione che deriva dalla Cisitalia D46, monoposto guidata anche da Tazio Nuvolari. Il tubolare a traliccio costa più dei classici longheroni, ma è più leggero e rigido allo stesso tempo.

LE PRESTAZIONI E QUELLO STERZO RIGIDISSIMO

La vettura, carrozzeria berlinetta, coupé e cabriolet, rappresenta una sorta di granturismo ante litteram. Il design piace, è elegante, sinuoso, aerodinamico e ammalia i clienti che possono permettersela (uscì al prezzo di listino di 4 milioni di lire, un'enormità all'epoca). Peccato che le caratteristiche sportive estetiche e meccaniche non si fossero ripetute a livello di prestazioni. Perché Cisitalia 202 montava un motore 1.1 (lo stesso della Fiat 1100) da 50 CV e 175 km/h di velocità massima. I freni a tamburo derivano anch'essi dalla 1100, mentre le sospensioni anteriori ripropongono lo schema a balestre trasversali già visto nella mitica Topolino. Fece discutere il curioso caso dello sterzo, eccessivamente rigido a velocità basse.

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"SCULTURA IN MOVIMENTO"

Naturalmente arrivano presto altre versioni. La 202 B è una quattro posti con un nuovo frontale, luci di direzione e paraurti cromati. La 202 C del 1951 introduce il cofano per il bagagliaio (che prima si raggiungeva attraverso l'abitacolo), allarga il lunotto dietro e sostituisce le ruote inserendo dei modelli a raggi Borrani. L'ultima versione è la 202 L, limitatissima (solo 5 esemplari) e caratterizzata da un passo allungato di una ventina di centimetri.

Nel 1952 la produzione si fermò, ma la "scultura in movimento" aveva già preso il suo posto al MOMA di New York. Per non lasciarlo mai più.

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