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Scadenze, sospensioni e atti interruttivi: tutto quello che serve sapere per non pagare più del dovuto e tutelarsi da richieste ingiuste
Luca Talotta
23 lug 2025 (Aggiornato il 25 lug 2025 alle 08:10)
Il bollo auto è una delle tasse più odiate dagli automobilisti italiani. Non solo per l’importo, spesso salato, ma anche per la giungla normativa che lo circonda. E tra tutte le questioni spinose legate a questa imposta, quella della prescrizione del bollo auto è senza dubbio tra le più cruciali: conoscerla bene può significare risparmiare centinaia di euro. Eppure, troppi ancora ignorano le regole, ritrovandosi a pagare somme che non sarebbero più dovute.
In base alla normativa vigente, la prescrizione del bollo auto è di tre anni. Ma attenzione: il conto non parte dalla data di scadenza del bollo, bensì dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il pagamento doveva essere effettuato. Facciamo un esempio pratico: il bollo relativo al 2020 diventa esigibile nel 2020, ma il termine di prescrizione inizia il 1° gennaio 2021 e scade il 31 dicembre 2023.
Se entro questo termine non arriva nessun atto ufficiale di interruzione, la richiesta di pagamento è da considerarsi prescritta, e il cittadino ha tutto il diritto di rifiutarsi di pagare.
L’unica possibilità per lo Stato di mantenere viva la pretesa di pagamento è interrompere la prescrizione, facendo ripartire da zero il conto dei tre anni. Come? Con la notifica di atti formali come:
Questi documenti devono essere notificati correttamente al contribuente. E qui entra in gioco un altro punto spesso sottovalutato: non è necessario ritirare fisicamente la raccomandata, perché vale il principio della compiuta giacenza. Se non si ritira l’atto entro 10 giorni dall’avviso di giacenza, la notifica si considera comunque avvenuta. E la prescrizione si interrompe.
Come se non bastasse, c’è stato un altro elemento a complicare il calcolo della prescrizione: la sospensione dei termini durante l’emergenza Covid. Dal 8 marzo 2020 al 31 agosto 2021, la macchina della riscossione si è fermata, e con essa anche il decorso dei termini di prescrizione. In pratica, il periodo di sospensione (circa 540 giorni) si somma ai tre anni ordinari, spostando in avanti le scadenze.
Quindi, se pensavi che il bollo del 2017 fosse ormai prescritto, potresti ricevere comunque una cartella nel 2025, se nel frattempo c’è stata una sospensione o un atto interruttivo. Serve massima attenzione.
Se ricevi una richiesta di pagamento per un bollo che ritieni prescritto, la prima cosa da NON fare è pagare. Molti cittadini, spaventati, saldano immediatamente senza sapere che la richiesta potrebbe non essere più valida. In quel caso, i soldi versati non sono rimborsabili.
Invece, è importante verificare con precisione le date e gli eventuali atti ricevuti. Per farlo:
Se la cartella è effettivamente fuori tempo massimo, puoi presentare istanza in autotutela o avviare un ricorso al giudice di pace o alla commissione tributaria.
La cosa migliore da fare è prevenire le sorprese. Periodicamente, ogni automobilista dovrebbe:
In caso di dubbio, meglio consultare un esperto, soprattutto perché gli enti locali (che gestiscono la riscossione del bollo) possono agire in modo non omogeneo. Alcune Regioni sono più puntuali, altre inviano richieste anche oltre i termini, nella speranza che il cittadino non si opponga.
Chiariamolo: la prescrizione non è un trucco per non pagare, ma un diritto riconosciuto dalla legge. Serve a evitare che lo Stato o gli enti locali avanzino pretese in eterno, lasciando i cittadini in un limbo fiscale per anni. Difendere la prescrizione del bollo auto significa pretendere certezza del diritto, trasparenza amministrativa e rispetto per il contribuente.
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