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Bollo auto, dal 2026 cambia tutto, ma solo per le auto nuove

Tassa automobilistica solo annuale, nuove regole per compravendite e stop esenzioni sui veicoli fermi: ecco cosa cambia (e cosa no)

Bollo auto, dal 2026 cambia tutto, ma solo per le auto nuove

Luca TalottaLuca Talotta

7 lug 2025

 

Una nuova stretta è in arrivo per gli automobilisti italiani. Dal 1° gennaio 2026, le auto di nuova immatricolazionesaranno soggette a nuove regole sul bollo auto, che diventerà obbligatoriamente annuale e non più rateizzabile. È quanto emerge da uno schema di decreto legislativo approvato dal Consiglio dei Ministri e attualmente all’esame delle commissioni competenti.

Una misura che – almeno nella teoria – mira a semplificare, ma che nella pratica sembra l’ennesimo schiaffo a chi l’auto la usa e la paga ogni giorno, tra accise record, costi di manutenzione sempre più alti e una giungla burocratica che non accenna a diradarsi.

Pagamento annuale obbligatorio: addio rate, ma solo per i nuovi veicoli

La norma stabilisce che tutte le auto immatricolate dal 2026 in poi dovranno obbligatoriamente pagare il bollo in un’unica soluzione annuale, entro l’ultimo giorno del mese successivo all’immatricolazione. Niente più rateizzazioni, quindi, una possibilità oggi concessa da alcune Regioni per venire incontro ai cittadini.

Chi compra un’auto nuova dal 2026 dovrà quindi affrontare un pagamento immediato e pieno. In tempi in cui il costo medio di un’auto nuova supera abbondantemente i 20.000 euro, e in cui l’elettrico è ancora troppo caro per le tasche medie, appare quantomeno contraddittorio penalizzare chi cerca comunque di rinnovare il proprio parco veicoli.

Vecchie regole per le auto immatricolate fino al 31 dicembre 2025

Se invece si acquista l’auto entro il 31 dicembre 2025, nulla cambia: rimane la possibilità di scegliere il pagamento annuale o la rateizzazione trimestrale, con versamento dovuto entro l’ultimo giorno del terzo mese del trimestre.

Un doppio regime che rischia però di complicare la vita sia ai cittadini che agli operatori, introducendo un’ulteriore distinzione nella giungla già intricata del sistema fiscale italiano. E che potrebbe generare ulteriori disparità tra cittadini di regioni diverse, dato che la possibilità di rateizzare oggi dipende proprio dalla Regione.

Cambiano le regole anche per chi vende o compra un’auto usata

Un altro cambiamento significativo riguarda le compravendite di auto usate. Dal 2026, il soggetto passivo del tributo sarà individuato al primo giorno del periodo tributario, e non più all’ultimo giorno utile per il pagamento. Questa modifica mira a evitare complicazioni nel caso in cui il passaggio di proprietà avvenga proprio a ridosso della scadenza e coinvolga soggetti di Regioni diverse.

Secondo la relazione tecnica, questa modifica serve a semplificare le procedure e a evitare richieste di rimborso o contenziosi, ma anche qui si scarica sull’automobilista l’onere di doversi aggiornare in tempo reale sulle nuove regole. Per chi vende l’auto a un concessionario, ad esempio, l’obbligo di pagamento del bollo decade solo se la vendita è stata regolarmente trascritta al PRA entro 60 giorni. Una misura di buon senso, ma che richiede puntualità e precisione, altrimenti si rischia di pagare comunque.

Auto sotto fermo amministrativo: torna il bollo da pagare

Una delle modifiche più contestate riguarda i veicoli sottoposti a fermo amministrativo, le cosiddette «ganasce fiscali». Fino a oggi, grazie a una sentenza della Corte Costituzionale del 2017, i proprietari di veicoli in fermo erano esentatidal pagamento del bollo.

Dal 2026 non sarà più così: anche se il mezzo è inutilizzabile a causa di un provvedimento dell’autorità giudiziaria o della pubblica amministrazione, il tributo andrà comunque pagatoUna beffa nella beffa, perché in molti casi si tratta di veicoli inutilizzati per motivi non volontari, ma imposti da sentenze o sanzioni.

Si esclude dunque il fermo amministrativo dai casi riconosciuti di “perdita del possesso”, facendo ricadere sul cittadinol’ennesimo carico fiscale, anche senza possibilità di utilizzo effettivo del mezzo.

 

Le Regioni restano arbitre, ma con margini sempre più ristretti

Sebbene il nuovo sistema valga su tutto il territorio nazionale, resta qualche margine per le Regioni, che potranno ancora concedere deroghe per la rateizzazione, ma solo per alcune categorie di veicoli. Di fatto, però, si va verso una standardizzazione nazionale che sembra pensata più per fare cassa che per aiutare i contribuenti.

Le scadenze multiple, attualmente previste in base al tipo di veicolo, spariranno: anche per i nuovi veicoli ci sarà una scadenza unica annuale, salvo rare eccezioni (pagamenti quadrimestrali concessi in deroga).

Un’altra stretta ai commercianti: meno burocrazia, ma solo per chi vende bene

Buone notizie – almeno sulla carta – per chi opera nel settore del commercio di auto usate. Le nuove regole prevedono una semplificazione burocratica: chi cede un veicolo a un commerciante, perde l’obbligo di pagare il bollo solo se il passaggio viene trascritto al PRA entro 60 giorni.

Eliminato anche il vecchio obbligo di trasmettere ogni quadrimestre l’elenco completo delle auto vendute con i dati dei proprietari e dei contratti. Una semplificazione reale, ma che funziona solo se tutto è registrato correttamente, e che può facilmente trasformarsi in un boomerang per chi sbaglia i tempi o le procedure.

Perché questa riforma lascia più dubbi che certezze

A voler guardare il quadro generale, questa riforma del bollo auto appare come l’ennesima occasione mancata per semplificare davvero la vita degli automobilisti italiani. L’obiettivo dichiarato è l’uniformità e la chiarezza, ma il risultato è ancora una volta un’operazione di facciata, con nuovi aggravi per chi usa l’auto, senza ridurre né i costi né la burocrazia.

In un momento in cui si parla di transizione ecologica, mobilità sostenibile e accessibilità economica, introdurre un pagamento unico e obbligatorio per il bollo, senza agevolazioni vere per chi compra un’auto elettrica o ibrida, è un paradosso. Chi dovrebbe essere premiato, viene penalizzato. Chi ha già problemi a far quadrare i conti, si ritroverà a dover anticipare centinaia di euro in un’unica soluzione.

E come sempre, il cittadino – già tartassato – si ritrova da solo di fronte a uno Stato che incassa, ma non semplifica. Il rischio è che tutto ciò incentivi ancora di più il mercato dell’usato, a scapito di quello del nuovo, proprio mentre le istituzioni chiedono a gran voce di rinnovare il parco auto circolante.

 

 

 

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