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Luca Talotta
9 lug 2025
In un Paese dove le norme sulla circolazione spesso sembrano scritte per far inciampare l’automobilista più che per tutelarlo, la targa prova rappresenta uno degli strumenti più controversi. Chi può usarla davvero? E soprattutto: quando è lecito circolare con un’auto dotata di targa prova e quando si rischia grosso?
Nata per esigenze precise, la targa prova è diventata nel tempo un salvagente per molte officine, concessionari e carrozzerie. Ma l’uso improprio è dietro l’angolo, e le multe possono essere salate. Il problema? C’è ancora troppa confusione normativa, alimentata da circolari, sentenze e interpretazioni che si contraddicono. Il risultato è che tanti automobilisti si muovono sul filo della legalità senza saperlo.
La targa prova è una speciale targa rilasciata dalla Motorizzazione Civile, utilizzabile temporaneamente su veicoli sprovvisti di immatricolazione o non in regola con la revisione. Il suo scopo è semplice: permettere la circolazione di veicoli per test tecnici, trasferimenti, collaudi e dimostrazioni.
La normativa di riferimento è l’articolo 98 del Codice della Strada, che stabilisce:
«La targa prova può essere usata da costruttori, assemblatori, importatori, commercianti di veicoli, riparatori, carrozzieri, e in generale da operatori professionali del settore automobilistico.»
In altre parole, non è uno strumento per l’automobilista privato, ma per chi svolge attività professionale nel settore. Peccato che spesso venga usata oltre i limiti, con rischi seri.
L’elenco dei soggetti autorizzati comprende:
Concessionari e rivenditori di veicoli nuovi o usati
Carrozzerie e officine meccaniche per prove su strada
Importatori e costruttori per collaudi e test tecnici
Centri di revisione e agenzie autorizzate
La regola chiave? L’uso dev’essere legato a motivi strettamente funzionali all’attività: nessun uso personale, nessun favore all’amico o al cliente che deve «fare un salto veloce fuori città».
Chi NON può usarla:
Il privato cittadino (anche se ha acquistato l’auto e sta aspettando l’immatricolazione)
Il cliente di un’officina che vuole portare l’auto in vacanza prima che sia pronta
Il venditore che vuole semplicemente consegnare il mezzo a casa dell’acquirente senza motivi tecnici
Un altro tema spinoso è il legame tra targa prova e assicurazione. Chi la usa deve disporre di copertura assicurativa valida, ma spesso non è chiaro se sia la targa prova stessa ad essere assicurata o il veicolo che la utilizza. Il Ministero delle Infrastrutture ha chiarito che:
«La copertura assicurativa deve essere intestata al soggetto autorizzato all’uso della targa prova e vale solo se l’uso è conforme ai limiti di legge.»
Altro nodo: la revisione. Secondo una nota sentenza del Consiglio di Stato del 2021, l’uso della targa prova è ammesso anche su veicoli non revisionati, a patto che il viaggio serva esclusivamente per portare il veicolo alla revisione o eseguire un test di collaudo. Ma le forze dell’ordine non sempre la pensano così, e la multa è sempre in agguato.
Usare la targa prova fuori dai casi consentiti può comportare:
Multe fino a 1.731 euro
Fermo amministrativo del veicolo
Ritiro della targa prova e revoca della concessione
Problemi assicurativi in caso di incidente
Il rischio maggiore è per le concessionarie e le officine che la prestano ai clienti: una pratica ancora troppo diffusa, ma che può avere conseguenze gravi, anche penali in caso di sinistro.
Tra i comportamenti più frequenti fuori legge:
Usare la targa prova per fare consegne a domicilio del mezzo venduto
Farla usare al cliente per provarlo per un weekend prima dell’acquisto
Impiegarla su veicoli immatricolati e già in regola, per evitare il bollo o la revisione
Usarla come targa di cortesia su auto aziendali o demo
Viaggi non autorizzati per esigenze personali del titolare della targa
Ogni uso non giustificato dalle finalità tecniche rischia di essere sanzionato. E con l’aumento dei controlli automatici tramite telecamere e ZTL, anche le forze dell’ordine si stanno attrezzando.
Nel 2024 si è tornati a parlare di riforma della normativa sulla targa prova, con l’ipotesi di introdurre una versione digitale tracciabile e più regolamentata. Il problema però resta: troppe interpretazioni e poche certezze.
Chi difende il settore automotive, come UNRAE, Confartigianato Autoriparazione e Federauto, denuncia da anni:
«Non si può criminalizzare un uso consolidato solo per un vuoto normativo. Servono regole chiare e strumenti moderni.»
E hanno ragione: non si può lasciare agli agenti la discrezionalità totale su un tema così tecnico. La burocrazia italiana già mette in difficoltà l’automobilista; se poi anche le norme restano nel vago, a pagarne il prezzo saranno sempre e solo gli operatori onesti.
Per evitare abusi e sanzioni, servono:
Un registro digitale nazionale per le targhe prova
Chiarezza su assicurazioni, revisioni e responsabilità
Semplificazione dei permessi per test e trasferimenti tecnici
Maggiore informazione agli operatori e formazione alle forze dell’ordine
Fino a quando la confusione regnerà sovrana, l’uso della targa prova resterà un rischio costante per chi lavora nel settore, e un ennesimo paradosso per un’Italia che dice di voler innovare ma inciampa sulle cose più semplici.
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