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L'azienda estende il servizio alle clienti che vogliono viaggiare con autiste donne. Ma non mancano le polemiche
Luca Talotta
3 lug 2025
La piattaforma internazionale di ride-hailing Uber introduce anche in Portogallo il servizio “Women Drivers”, pensato per offrire una maggiore serenità alle donne durante gli spostamenti urbani. L’iniziativa, già attiva in alcuni Paesi europei come Francia, Germania e Polonia, prevede due opzioni: le clienti possono scegliere di viaggiare con autiste donne, mentre queste ultime possono indicare di voler accettare solo passeggeri di sesso femminile.
La novità sarà disponibile da lunedì a Lisbona, con l’obiettivo di espandersi progressivamente nel resto del Paese. Secondo Uber, si tratta di un passo verso un’esperienza di mobilità più inclusiva e sicura, sulla scia di richieste crescenti da parte dell’utenza femminile.
Il progetto “Women Drivers” ha però riacceso il dibattito in Portogallo, dove un’iniziativa simile è stata bloccata solo pochi mesi fa. A novembre 2024, Mónica Faneco, imprenditrice portoghese, aveva tentato di lanciare Pinker, una piattaforma pensata esclusivamente per donne conducenti e clienti.
La risposta delle autorità fu però netta: l’Istituto della mobilità e dei trasporti (IMT), corrispettivo lusitano della Motorizzazione civile, ha sospeso la licenza della piattaforma, definendola discriminatoria. Una decisione che sollevò un acceso dibattito tra sostenitori della sicurezza di genere e difensori del principio di uguaglianza.
A complicare la messa in opera del nuovo servizio ci sono i numeri ancora esigui di autiste donne nel Paese. Secondo i dati ufficiali, solo il 9% dei conducenti Ncc in Portogallo è di sesso femminile, un dato che potrebbe limitare l’effettiva disponibilità del servizio, soprattutto nelle aree non metropolitane.
Uber ha dichiarato che l’obiettivo è anche quello di incentivare nuove candidature femminili, proponendo un ambiente di lavoro percepito come più sicuro e più adatto alle esigenze delle donne. «Vogliamo contribuire a un sistema di trasporto urbano più accessibile e rassicurante per tutti», fanno sapere dalla società.
Il lancio di “Women Drivers” in Portogallo avviene in un clima regolatorio delicato, dove il confine tra tutela e discriminazione è sempre più sottile. Se da un lato le piattaforme private possono tecnicamente offrire servizi su misura, dall’altro l’adozione di criteri di selezione legati al genere può scontrarsi con le normative sull’uguaglianza di trattamento.
L’elemento che differenzia l’iniziativa di Uber da quella di Pinker, secondo osservatori del settore, è che il colosso americano non esclude ufficialmente i clienti uomini, ma si limita a offrire un’opzione di preferenza per le donne, mantenendo comunque la disponibilità di corse miste.
Il modello Women Drivers è già stato testato in Francia, Germania e Polonia, con riscontri positivi da parte delle utenti, specialmente nelle grandi città. In Francia, il servizio ha visto una crescita del numero di donne che scelgono di diventare autiste, grazie a una maggiore percezione di sicurezza e libertà operativa.
In Italia, al momento, non è prevista l’introduzione ufficiale del servizio, ma si moltiplicano le richieste sui social e nei forum femminili per avere un’opzione simile. I dati italiani, tuttavia, non sono dissimili da quelli portoghesi: le donne autiste rappresentano ancora una netta minoranza nel settore del noleggio con conducente.
Il tema della sicurezza personale, soprattutto in ambito notturno e in ambienti urbani, è sempre più centrale nella riflessione sul futuro della mobilità. Le piattaforme digitali stanno adattando i propri servizi a nuove esigenze sociali, cercando di bilanciare inclusività, efficienza e rispetto delle normative.
Il servizio “Women Drivers” di Uber in Portogallo potrebbe fare da apripista per soluzioni simili in altri Paesi. Tutto dipenderà dalla risposta dell’utenza, dall’adeguamento del mercato del lavoro e dall’evoluzione del quadro giuridico.
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