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Auto elettriche, l’Italia resta in folle: solo il 24% pronto al salto

Il nuovo E-Mobility Trend Barometer 2025 di BearingPoint rivela il ritardo italiano nella transizione elettrica: a frenare sono costo, infrastrutture e cultura, mentre la Cina corre e Tesla conquista terreno anche tra gli italiani.
Auto elettriche, l’Italia resta in folle: solo il 24% pronto al salto
© Auto elettrica, foto Michael Fousert, Unsplash

Luca TalottaLuca Talotta

12 giu 2025

Nel grande viaggio globale verso la mobilità elettrica, l’Italia si ferma in corsia d’emergenza. Lo dice l’E-Mobility Trend Barometer 2025, la nuova ricerca internazionale realizzata da BearingPoint, società di consulenza strategica e tecnologica che ha indagato sei mercati chiave (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Cina) con oltre 8.000 interviste in collaborazione con l’istituto YouGov. Un’analisi che restituisce uno spaccato impietoso: se in Cina ben il 73% dei cittadini è pronto a passare all’elettrico, in Italia la percentuale si ferma a un timido 24%, perfettamente in linea con il Regno Unito ma nettamente dietro gli Stati Uniti (31%) e i principali vicini europei.

Un dato che fa riflettere e che evidenzia un Paese bloccato da ostacoli noti ma non ancora risoltiprezzi elevatiscarsa autonomia percepita e una rete di ricarica inadeguata restano le principali barriere all’acquisto. In parallelo, l’interesse c’è – spinto soprattutto da motivazioni ambientali – ma non si trasforma ancora in scelte concrete. L’Italia sogna green, ma guida ancora termico.

La transizione rallenta: costi e mancanza di infrastrutture le vere zavorre

Secondo i dati BearingPoint, solo il 19% degli italiani ha mai guidato un veicolo elettrico. In Francia è il 31%, in Germania il 26%, mentre la Cina domina con un sorprendente 68%. Eppure, la volontà di abbracciare la mobilità sostenibile esiste. A spingere è, innanzitutto, l’attenzione per l’ambiente: il 42% degli italiani intervistati cita la sostenibilità come ragione principale per scegliere un EV, il valore più alto tra tutti i Paesi occidentali esaminati.

Il secondo driver è il minor costo di gestione (18%), seguito dall’interesse verso le tecnologie innovative (14%) e dagli incentivi fiscali (12%). Tuttavia, a bloccare tutto è il fattore economico iniziale: per il 36% degli intervistati italiani il prezzo è il principale ostacolo, a cui si aggiungono l’autonomia limitata (25%) e le infrastrutture insufficienti (18%).

Il confronto con la Cina è emblematico: in un mercato dove l’offerta di modelli elettrici low cost è ampia e la rete di ricarica capillare, solo il 12% cita il prezzo come deterrente. A dimostrazione di quanto un’azione coordinata tra pubblico e privato possa davvero cambiare le carte in tavola.

Preferenze di marca: FIAT al comando, ma Tesla e Asia conquistano consensi

Se da una parte l’Italia arranca, dall’altra mostra segnali di trasformazione culturale interessanti. Quando si parla di brand, il Made in Italy mantiene una posizione di forza: il 30% degli intervistati indica FIAT come marchio di riferimento per la prossima auto elettrica, e il 65% considera in generale i brand del gruppo Stellantis.

Un dato in linea con quanto accade in Francia, dove l’identità nazionale gioca un ruolo forte nelle decisioni d’acquisto. Tuttavia, emergono nuove curiositàTesla conquista il 16% delle preferenze italiane, seguita da marchi coreani e cinesi. È il segno di un mercato in lenta ma progressiva apertura, che potrebbe favorire una maggiore diversificazione dell’offerta EV.

In Germania, naturalmente, è Volkswagen a dominare; negli Stati Uniti Tesla resta l’assoluto punto di riferimento; mentre in Cina l’80% dei consumatori guarda a produttori locali, in un mix di patriottismo e competitività.

Cosa serve davvero all’Italia per ripartire

Secondo Paolo Uggetti, Partner e Automotive & Industrial Manufacturing Lead di BearingPoint Italia, servono condizioni più favorevoli per agevolare la svolta elettrica: «I risultati raccontano un Paese interessato, ma bloccato. Il costo iniziale, la percezione dell’autonomia e la carenza di colonnine sono ostacoli noti. Tuttavia, sono superabili se si attiva un gioco di squadra tra produttori, istituzioni e stakeholder».

Uggetti sottolinea che «l’Italia ha una motivazione ambientale forte, ma ha bisogno di maggiore education, per accompagnare davvero i cittadini nella transizione. Il mercato della mobilità elettrica sarà globale, ma il ritmo sarà diverso da Paese a Paese. L’Italia può ancora ritagliarsi un ruolo centrale se saprà innovare, adattarsi e rendere desiderabile e accessibile il cambiamento».

Un’occasione da non perdere: sostenibilità, tecnologia e identità nazionale

Il futuro della mobilità in Italia dipenderà da come sapremo affrontare i nodi oggi visibili: un’offerta di auto elettriche più ampia ed economica, un’infrastruttura di ricarica ben distribuita e un cambiamento culturale profondo che trasformi la sostenibilità da desiderio a realtà quotidiana.

L’identità nazionale rappresenta un asset da valorizzare: se FIAT continua a raccogliere fiducia, significa che c’è spazio per una filiera italiana dell’elettrico che unisca know-how tecnologico, design e sostenibilità. Ma serve un’accelerazione reale. Perché – come ricorda il Barometer – oggi si vince, domani si rincorre. E in un mondo che cambia a grande velocità, restare fermi equivale a restare indietro.

 

 

 

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