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Lamborghini annuncia un’auto sportiva elettrica: obiettivo 2030

Luca Talotta
Pubblicato il 3 novembre 2025, 11:18
Nel panorama dell’automotive, dove la transizione verso l’elettrico assume una valenza sempre più centrale, la Lamborghini ha tracciato una nuova tappa del suo percorso strategico. Il 24 ottobre, nel corso di un’intervista rilasciata a Tokyo al «Sankei Shimbun» e ad altri media, il Chief Marketing and Sales Officer Federico Foschini ha dichiarato che il marchio italiano «ha in programma di lanciare un modello sportivo elettrico (EV) nel decennio che inizierà nel 2030».
Strategia e calendario della elettrificazione
La Lamborghini ha già mosso passi decisivi verso l’ibridazione: il modello sportivo plug-in ibrido (PHV) Lamborghini Revuelto è stato presentato nel 2023, seguito nel 2024 dal PHV Lamborghini Temerario e dal SUV sportivo PHV Lamborghini Urus SE. Foschini ha sottolineato che, da questo momento in poi, tutti i nuovi modelli introdotti dall’azienda verranno ibridati. Il passaggio diretto all’elettrico puro non sarà immediato: «la politica della Lamborghini è quella di ottimizzare le prestazioni dell’auto combinando motore a benzina e batterie», ha affermato.
Questo approccio è coerente con la strategia “Direzione Cor Tauri” presentata dall’azienda, che ha come obiettivo una decarbonizzazione dell’intera filiera produttiva e della catena del valore, con una riduzione del 40 % delle emissioni per vettura entro il 2030.
Pur in questo contesto, è opportuno segnalare che alcune fonti recenti indicano un possibile ritardo nel lancio dell’EV puro della Lamborghini (inizialmente atteso per il 2028) verso il 2029, con alcuni dubbi sul tipo di propulsione definitiva. Tuttavia, le dichiarazioni ufficiali del brand parlano esplicitamente di “modello sportivo elettrico nel decennio che inizierà nel 2030”, elemento che rimarca l’intenzione e la roadmap dell’azienda.
Il Giappone come mercato chiave e le sfide globali
Durante l’intervista, Foschini ha espresso ottimismo per il mercato giapponese: «le vendite resteranno stabili, sebbene non si registrerà più il picco di espansione visto subito dopo la pandemia». Il marchio, infatti, nel 2024 ha registrato vendite globali record con 10.687 unità, e per il 2025 il target è di superare tale soglia, pur con variabili esterne che potrebbero incidere, quali il rallentamento dell’economia cinese, le politiche tariffarie statunitensi e le tensioni commerciali tra Usa e Cina.
In questo quadro, la scelta del Giappone ha senso: è un mercato maturo, con elevata sensibilità ai temi della tecnologia e della prestazione, due asset fondamentali del brand Lamborghini. Però, è anche un mercato con normative ambientali sempre più stringenti e infrastrutture in evoluzione, che impongono alle Case automobilistiche di essere molto lungimiranti. Il settore auto, spesso criticato per impatti ambientali e consumi, in questo scenario dimostra che può essere parte della soluzione — non solo del problema — grazie a innovazione, ibridazione e, in prospettiva, elettrificazione.
Perché sostenere il settore automobilistico oggi
È facile demonizzare l’automobile come simbolo di consumismo o inquinamento, ma un marchio come Lamborghini conferma che anche nel segmento super-sportivo si può intravedere una evoluzione responsabile. Sì, l’auto ha impatti ambientali significativi, ma evitare il cambiamento nel settore automobilistico significherebbe perdere una leva fondamentale della mobilità futura.
Quando un brand con la tradizione e l’identità di Lamborghini decide di puntare sull’elettrico – pur mantenendo ibridi nel frattempo e concentrandosi su performance e heritage – significa che la transizione può essere graduale, misurata, ma reale. E questo va valorizzato. Il settore merita attenzione, sostegno e investimento, non solo critiche.
Il percorso verso un modello sportivo completamente elettrico entro il 2030 è significativo: rappresenta la volontà di combinare prestazione, lusso e tutela ambientale, senza rinunciare alla “emozione di guida” che caratterizza il brand. In questo senso, Lamborghini non solo difende il settore ma lo spinge verso un futuro in cui la mobilità ad alte prestazioni può essere compatibile con obiettivi di sostenibilità.
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