Rinnovare il parco auto italiano: l’usato recente come scelta verde, sostenibile e accessibile

Nuovo showroom Tomasi a Milano, crescita dell’usato, mercato vecchio: è tempo di cambiare rotta per la mobilità delle famiglie
Rinnovare il parco auto italiano: l’usato recente come scelta verde, sostenibile e accessibile

Luca TalottaLuca Talotta

19 set 2025

Secondo i dati più recenti, il parco auto italiano continua ad invecchiare. Nel 2024, l’età mediana delle autovetture è arrivata a 13 anni, con un aumento di 2 mesi rispetto all’anno precedente.  L’età media rilevata da varie analisi sfiora i 12 anni e 2 mesi, con rialzi percentuali vicini al +3,7% anno su anno.  

Una quantità non trascurabile di veicoli – circa il 20-25% – rientra nelle classi ante-Euro 4, ovvero con standard emissivi ormai superati da anni.  Questo significa che molti automobilisti guidano ancora auto poco sicure, più inquinanti, e con costi di gestione, assicurazione e riparazione elevati.

L’usato cresce: non è solo una moda, è necessità

I dati mostrano che il mercato delle auto usate è in salute e anzi in crescita costante. Per esempio, a luglio 2025 i passaggi di proprietà dell’usato (al netto delle intestazioni temporanee) sono aumentati del 3,9% rispetto allo stesso mese del 2024.  Nel 2024 i trasferimenti netti sono risultati oltre 3,15 milioni, con un aumento dell’8,5% rispetto al 2023.  

Questo fenomeno risponde a più fattori: il calo del potere di acquisto, l’aumento dei prezzi delle auto nuove, la difficoltà per molte famiglie di accedere a modelli nuovi che rispettino standard ambientali più elevati. L’usato recente – auto con pochi anni e chilometraggio contenuto – diventa quindi una risposta concreta, che permette di conciliare esigenze economiche, ambientali e di sicurezza.

Perchè l’usato recente fa bene al cittadino… e all’ambiente

  • Sostenibilità ambientale: sostituire auto vecchie, soprattutto ante-Euro 4, riduce emissioni nocive. Le auto più anziane sono spesso meno efficienti, hanno sistemi di sicurezza inferiori, maggiore rischio di guasti, e contribuiscono in misura significativa all’inquinamento urbano.
  • Risparmio per le famiglie: costi di acquisto inferiori rispetto al nuovo, deprezzamento meno accentuato, costi assicurativi e fiscali più contenuti. L’aumento dell’età dell’auto incide infatti sui premi Rc Auto, che crescono con gli anni del veicolo.  
  • Accessibilità immediata: l’usato offre disponibilità più rapida, minore attesa, possibilità di scelta fra più marche e modelli, spesso con allestimenti di tutto rispetto.

Il ruolo mancato delle politiche pubbliche

Davanti a questa realtà emergente, molte scelte istituzionali appaiono insufficienti o disallineate:

  • Incentivi ai veicoli nuovi che non bastano, spesso troppo restrittivi o con contributi che arrivano a pochi rispetto al bisogno reale.
  • Normative sulle emissioni che penalizzano (giustamente) le auto più vecchie, ma che non vengono accompagnate da strumenti efficaci che aiutino le fasce più deboli della popolazione a sostituirle.
  • Scarsa diffusione delle infrastrutture per le nuove motorizzazioni (in particolare elettrico), che rende difficile pianificare con fiducia un passaggio al nuovo.

In questo contesto, l’usato recente può essere non solo un’alternativa, ma un ponte necessario verso la mobilità più pulita e sostenibile – purché accompagnato da trasparenza, garanzia e corrette politiche di sostegno.

Tomasi Auto: una lettura coerente del futuro

Nella visione che emerge dal testo di partenza, Tomasi Auto si posiziona come un attore che interpreta bene i segnali del mercato:

  • L’apertura del nuovo showroom a Milano come simbolo di vicinanza ai clienti, in un periodo in cui comprare nuovo è diventato complicato.
  • L’offerta di usato garantito, multimarca, con certificazioni e processi di ripristino interno (Centro di Ripristino) come garanzia di qualità.
  • Un impegno verso la mobilità elettrificata, con crescite percentuali (nell’ipotesi del testo: +19% per elettriche, +12% per ibride) che testimoniano come sia già in corso un cambiamento nelle esigenze dei clienti.

Se queste affermazioni rispecchiassero dati reali verificati – come quelli che emergono dalle fonti ufficiali sull’invecchiamento del parco auto, sull’aumento degli scambi di usato, sull’impatto economico per le famiglie –, allora la strategia appare non solo valida, ma necessaria.

Serve un cambio di paradigma: le proposte

Perché l’usato recente possa davvero diventare una scelta verde, sostenibile e accessibile, si dovrebbe:

  1. Rafforzare incentivi pubblici destinati non solo all’acquisto del nuovo, ma anche alla rottamazione e al riciclo di auto vecchie con vantaggi concreti per chi passa a usato recente di classe superiore.
  2. Promuovere trasparenza obbligatoria: certificazioni ufficiali sullo stato del veicolo, chilometraggio, storico manutenzione.
  3. Favorire l’accesso al credito o formule finanziarie adeguate per l’usato (leasing, finanziamento, garanzia estesa).
  4. Incentivare infrastrutture per le auto elettrificate e rendere realistiche le condizioni per passare a motorizzazioni più pulite anche per chi ha mezzi più vecchi.

La crisi del mercato auto nuove, unita all’invecchiamento del parco circolante e alla riduzione del potere d’acquisto, pone gli automobilisti davanti a una scelta quasi obbligata: oppure restano ancorati al vecchio, oppure abbracciano l’usato recente come via di uscita.

L’usato recente non è una ripiego: è una scelta matura, che può garantire benefici reali in termini ambientali, economici e sociali. Le aziende che lo offrono con qualità, trasparenza e varietà – come Tomasi Auto nel testo – svolgono un ruolo che va riconosciuto e sostenuto. Ma perché il mercato funzioni davvero, serve una spinta anche da parte delle istituzioni: altrimenti molte famiglie restano intrappolate in auto vecchie, costose e inquinanti, mentre il divario sociale continua a crescere.

 

 

 

 

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