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La filiera della mobilità elettrica difende il 2035: niente passi indietro

La transizione verso i veicoli elettrici non può essere messa in discussione: risparmio per le famiglie, vantaggi ambientali e competitività europea sono le ragioni per mantenere l’obiettivo zero emissioni al 2035
La filiera della mobilità elettrica difende il 2035: niente passi indietro
© Bob Osias (Unsplash)

Luca TalottaLuca Talotta

15 set 2025

La mobilità elettrica non è più un’ipotesi futuristica, ma una realtà concreta e competitiva. Secondo lo studio inedito commissionato da Charge France e realizzato con il supporto del Boston Consulting Group, i veicoli 100% elettrici rappresentano la scelta più razionale per cittadini e imprese. Non solo riducono le emissioni di CO₂ di tre volte rispetto alle auto a combustione, ma consentono alle famiglie di risparmiare fino a 1.600 euro all’anno rispetto all’utilizzo di un’ibrida.

L’Italia, con un parco circolante elettrico che ha superato le 298.000 unità a marzo 2025 e una rete pubblica di oltre 66.000 punti di ricarica, non può permettersi di rallentare. Eppure, i tentativi di rinvio e revisione degli obiettivi al 2035 rischiano di mandare in fumo investimenti miliardari e la credibilità di un intero settore.

Perché fissare il 2035 è vitale

Il primo punto delle raccomandazioni del settore è semplice: confermare l’obiettivo del 100% di veicoli elettrici entro il 2035. Qualsiasi passo indietro significherebbe tradire cittadini, industria e ambiente. La stabilità normativa è la condizione indispensabile per attrarre capitali, sviluppare filiere produttive e garantire che l’Europa non resti schiacciata tra Stati Uniti e Cina.

Oggi i numeri sono incoraggianti: nel primo semestre 2025 le vendite di auto elettriche sono aumentate del 24% rispetto al 2024. Non è più tempo di esitazioni politiche: i governi devono dare continuità e non cedere a pressioni che guardano al passato.

Incentivi giusti per una transizione equa

Il secondo pilastro riguarda gli incentivi. Non si può chiedere ai cittadini di cambiare senza sostenerli: servono strumenti chiari e duraturi come il leasing sociale, i bonus rottamazione e il supporto all’acquisto di usato elettrico. Parallelamente, va eliminato qualsiasi vantaggio fiscale per i veicoli termici e ibridi, ormai vere e proprie soluzioni tampone.

In Belgio questa strada è stata intrapresa con decisione, ed è un esempio che l’Italia dovrebbe seguire senza indugi. Favorire solo chi sceglie zero emissioni significa accelerare la transizione e garantire una mobilità più democratica, accessibile anche alle famiglie a reddito medio-basso.

L’impatto su economia e ambiente

Gli effetti macroeconomici di questa rivoluzione sono enormi. Ridurre del 15% le importazioni di petrolio entro il 2035 significa un risparmio annuo per l’Europa di 40-45 miliardi di euro. Denaro che può essere reinvestito in innovazione, occupazione e infrastrutture.

Sul fronte ambientale, non servono più dimostrazioni: gli ibridi ricaricabili non garantiscono una reale riduzione delle emissioni rispetto ai termici. Il futuro è elettrico, e lo studio BCG lo conferma senza mezzi termini. Chi oggi continua a spingere per “soluzioni di compromesso” non fa altro che rallentare un processo inevitabile.

Una filiera pronta ma in cerca di stabilità

Gli operatori del settore hanno fatto la loro parte: i tempi di ricarica sono scesi a 20 minuti, l’autonomia media ha superato i 500 km e la rete di stazioni ultraveloci è in continua crescita. Atlante, Ionity, Fastned, Electra e tanti altri hanno investito miliardi per dare agli automobilisti un servizio che fino a pochi anni fa sembrava impossibile.

Come ha sottolineato il presidente di Charge France, Aurélien de Meaux, «l’elettrificazione è la nostra migliore possibilità - la più rapida, la più diretta - per conciliare maggior potere d’acquisto, sovranità energetica e decarbonizzazione». Eppure, la politica sembra più lenta della tecnologia.

Il rischio è che l’Europa perda terreno rispetto alla Cina, che ha già raggiunto la parità di prezzo tra termico ed elettrico e sta esportando su larga scala la propria industria automobilistica. Se non si agisce subito, gli automobilisti europei rischiano di pagare due volte: prima con un mercato interno indebolito, poi con un’invasione di prodotti esteri.

L’Italia non può restare indietro

In Italia il messaggio è ancora più urgente. I dati sulle immatricolazioni e sulla rete di ricarica mostrano un Paese pronto, ma serve una strategia nazionale coerente. È tempo di abbandonare incertezze e tatticismi, perché ogni rinvio significa lasciare spazio ad altri e tradire gli automobilisti che chiedono chiarezza.

Le famiglie vogliono certezze, non spot elettorali. La mobilità elettrica è oggi una scelta, per alcuni la più conveniente e sicura per il futuro, e chi governa deve dimostrarlo con fatti concreti: incentivi, semplificazione burocratica, piani industriali seri. Non c’è più tempo da perdere: il 2035 è domani. 

 

 

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