Temi caldi
La Casa cinese delle auto elettriche registra perdite miliardarie, crolla in Borsa e prova a rilanciarsi con tagli ai prezzi. Il futuro resta incerto e gli automobilisti rischiano di pagarne il prezzo.
Luca Talotta
8 set 2025
Nio in crisi non è più un titolo sensazionalistico, ma la dura realtà che scuote l’intero mercato delle auto elettriche. Il costruttore cinese, nato nel 2014 con grandi ambizioni e con il sogno di rivoluzionare la mobilità grazie al battery swapping, oggi è a un passo dal baratro. Lo ha ammesso senza mezzi termini lo stesso fondatore e CEO William Li, con parole che pesano come macigni: «La sopravvivenza stessa della nostra azienda è a rischio».
Per gli automobilisti che hanno scelto Nio negli ultimi anni, questa dichiarazione è più che un campanello d’allarme. Significa rischiare di ritrovarsi con un marchio che fatica a garantire assistenza, svalutazioni pesanti sul mercato dell’usato e dubbi sulla reale solidità delle garanzie offerte.
I numeri parlano chiaro. Nel primo trimestre 2025, Nio ha registrato perdite nette pari a 6,7 miliardi di yuan, circa 810 milioni di euro. Una cifra impressionante, che ha spinto il titolo in Borsa a un tracollo verticale: dai 67 dollari del 2021 agli attuali 5,54 dollari. Una caduta libera che ha bruciato la fiducia degli investitori e spaventato i clienti, già alle prese con le incertezze di un settore che promette molto ma fatica a garantire stabilità.
Il vero paradosso è che il principale elemento di distinzione del marchio, la rete di battery swapping, oggi si sta rivelando un boomerang. Mantenere oltre 3.100 stazioni in Cina costa tra i 100 e i 120 milioni di euro l’anno, un fardello insostenibile per un’azienda che fatica a vendere e che si trova con bilanci già in profondo rosso.
Quando Nio presentò il battery swapping, l’idea sembrava rivoluzionaria: eliminare i tempi di ricarica sostituendo la batteria scarica con una carica in pochi minuti. Un progetto che aveva convinto clienti e investitori, tanto da sembrare la soluzione definitiva all’ansia da autonomia.
Ma la realtà ha mostrato un volto diverso. I costi di gestione della rete sono enormi, e a questo si aggiunge l’uso scorretto di alcuni clienti, che sostituiscono batterie non completamente scariche o sfruttano i veicoli come generatori mobili. Tutto ciò ha fatto lievitare i costi operativi, rendendo ancora più fragile la tenuta finanziaria dell’azienda.
Per gli automobilisti il rischio è evidente: senza un modello di business sostenibile, il servizio stesso del battery swapping potrebbe ridursi, lasciando scoperti i clienti che avevano creduto in questa formula.
Di fronte a questa situazione, Nio ha scelto la via dei tagli ai prezzi. L’ultimo esempio è il nuovo Nio ES8, proposto con un ribasso del 25% rispetto al modello precedente. Una scelta che mira ad attrarre nuovi clienti in un mercato ultra-competitivo, ma che rischia di alienare chi ha già acquistato a prezzi più elevati, con inevitabile malcontento e perdita di fiducia.
Abbassare i listini è una mossa pericolosa: da un lato può generare interesse immediato, dall’altro riduce ulteriormente i margini di guadagno, già compressi in un settore dove la concorrenza è spietata e le Case cinesi come Xpeng, Xiaomi e Leapmotor sono pronte ad approfittarne.
Il vero banco di prova resta il mercato. Nel primo semestre 2025, Nio ha consegnato 114.150 veicoli, appena il 26% dell’obiettivo annuale di 440.000 unità. Un risultato che certifica un fallimento commerciale e che mette in dubbio la capacità dell’azienda di mantenere le proprie promesse.
In confronto, i principali concorrenti continuano a crescere: Xpeng guadagna terreno in patria, Xiaomi spinge sull’innovazione e Leapmotor si rafforza anche grazie a partnership internazionali. Tutti numeri che indicano una cosa: mentre Nio arretra, gli altri accelerano.
Il caso Nio in crisi è un monito per l’intero settore. L’innovazione, da sola, non basta: serve una base economica solida, altrimenti ogni promessa rischia di diventare un boomerang. Gli automobilisti chiedono certezze, continuità e affidabilità. Se un marchio come Nio non riuscirà a trovare un equilibrio tra tecnologia e sostenibilità finanziaria, la sua parabola rischia di trasformarsi in una lezione amara per tutto il comparto delle auto elettriche.
La verità è che la corsa all’elettrico non fa sconti: solo chi saprà adattarsi, gestire i costi e offrire un prodotto competitivo e duraturo potrà sopravvivere. In caso contrario, la crisi di Nio potrebbe essere solo la prima di una lunga serie di scosse destinate a colpire l’industria globale.
Le notizie più importanti, tutte le settimane, gratis nella tua mail
Loading
Abbonati all’edizione digitale e leggi la rivista, gli arretrati e i contenuti multimediali su tutti i tuoi dispositivi.
Abbonati a partire da € 21,90