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Prescrizione bollo auto: come funziona davvero e quando non pagare

Tre anni di tempo, salvo interruzioni. Il bollo auto si prescrive, ma tra atti interruttivi, sospensione Covid e burocrazia, in molti pagano anche quando non dovrebbero. Ecco cosa sapere per non farsi fregare.
Prescrizione bollo auto: come funziona davvero e quando non pagare
© Bram Van Oost, Unsplash

Luca TalottaLuca Talotta

11 ago 2025

La prescrizione del bollo auto è una delle poche armi a disposizione degli automobilisti italiani per difendersi da cartelle di pagamento tardive e richieste che spesso arrivano fuori tempo massimo. Ma come funziona davvero? Quando si può ignorare una cartella e quando, invece, bisogna pagare? E soprattutto, quali sono i trucchi della burocrazia che rimettono in gioco il debito anche dopo anni?

Il principio è semplice: il bollo auto si prescrive dopo tre anni, ma nella pratica le cose sono più complesse. Bisogna infatti sapere quando parte il conteggioquali sono gli atti che lo interrompono e che effetto ha avuto la sospensione Covid. Una giungla normativa dove è facile sbagliare e dove, spesso, si paga per paura più che per obbligo reale.

Come si calcola la prescrizione: il trucco del 1° gennaio

Iniziamo dalle basi. Il termine di prescrizione del bollo auto è di tre anni, ma non decorre dalla data di scadenza del pagamento, bensì dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui il bollo andava pagato.

Esempio pratico: il bollo relativo al 2020 andava pagato entro il 31 dicembre 2020. Il conteggio della prescrizione inizia dal 1° gennaio 2021 e termina il 31 dicembre 2023. Se entro quella data non ricevi alcuna notifica ufficiale, il bollo si considera prescritto e non sei più tenuto a pagare.

Attenzione però: basta un solo atto interruttivo per azzerare il conteggio.

Atti interruttivi: ecco cosa fa ripartire tutto da capo

Gli atti interruttivi sono notifiche formali che fanno ripartire da zero il termine di prescrizione. Tra questi rientrano:

  • Avvisi di accertamento
  • Cartelle esattoriali
  • Preavvisi di fermo amministrativo
  • Atti di pignoramento
  • Inviti al pagamento notificati per posta certificata (PEC) o raccomandata

Una volta ricevuto uno di questi atti, il conteggio dei tre anni riparte da capo dalla data della notifica. Per questo motivo è essenziale prestare attenzione a ogni comunicazione ricevuta, anche se sembra innocua.

Un errore comune? Ignorare le raccomandate pensando che il mancato ritiro annulli la notifica. Sbagliato: con la “compiuta giacenza”, dopo 10 giorni il documento si considera notificato anche se non è stato ritirato. Una trappola micidiale che riattiva il debito senza che tu te ne accorga.

Effetto Covid: i conti si allungano

Un altro fattore che complica il calcolo della prescrizione è la sospensione dei termini durante l’emergenza Covid. Per effetto del Decreto Cura Italia e delle successive proroghe, dal 8 marzo 2020 al 31 agosto 2021 (cioè 540 giorni), i termini di notifica e prescrizione sono stati sospesi.

Cosa significa? Che quel periodo va aggiunto ai tre anni canonici. Quindi, per un bollo 2017 (prescrivibile al 31 dicembre 2020), il termine effettivo slitta al 24 giugno 2022. E così via per tutti i bolli compresi in quel periodo.

Chi non tiene conto di questa sospensione rischia di contestare in ritardo o, peggio, di pagare quando potrebbe evitare.

Cosa fare se ti arriva una cartella per un bollo prescritto

Se ricevi una richiesta di pagamento per un bollo che ritieni prescritto, non pagare subito. Prima verifica:

  1. L’anno di riferimento del bollo
  2. Se hai mai ricevuto una notifica ufficiale nei tre anni successivi
  3. Se l’eventuale notifica è stata interrotta da atti legittimi
  4. L’effetto della sospensione Covid sul tuo caso specifico

Per fare questo puoi:

  • Richiedere un estratto di ruolo all’Agenzia delle Entrate-Riscossione
  • Presentare istanza di accesso agli atti presso la Regione o l’ente riscossore

Se confermi che il bollo è prescritto, devi contestare formalmente l’atto con una richiesta di sgravio oppure presentare ricorso alla Commissione Tributaria. In alcuni casi, anche una pec motivata può essere sufficiente a bloccare il pagamento, se supportata da documentazione chiara.

Prescrizione breve, ma insidiosa: la difesa è la conoscenza

Il bollo auto è una delle poche imposte con una prescrizione breve, ma questo non significa che sia facile da gestire. Gli automobilisti che ignorano notifiche, non controllano la loro posizione fiscale o si affidano al “sentito dire”, rischiano di pagare somme che non dovrebbero o di finire in contenziosi evitabili.

Il consiglio è semplice: conserva sempre le ricevute di pagamento, controlla le comunicazioni e, in caso di dubbi, consulta un CAF, un commercialista o un avvocato tributarista.

E ricorda: la scadenza del bollo può passare inosservata, ma la cartella esattoriale arriva puntuale. E spesso… pure fuori tempo.

 

 

 

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