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Alcolock obbligatorio per chi guida ubriaco: stretta giusta o accanimento inutile?

Entra in vigore il dispositivo anti-alcol per chi è stato condannato per guida in stato di ebbrezza. Obbligo a proprie spese e controlli severi, ma chi tutela davvero gli automobilisti onesti?

Alcolock obbligatorio per chi guida ubriaco: stretta giusta o accanimento inutile?

Luca TalottaLuca Talotta

31 lug 2025

La misura era attesa da mesi, ma ora è ufficiale: con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo, l’obbligo di installare l’Alcolock in auto è diventato realtà per chi è stato condannato per guida in stato di ebbrezza. Non si tratta di una raccomandazione ma di un vincolo legale, a spese del cittadino, che si troverà a dover spendere tra i 1.500 e i 2.000 euro per montare sul proprio veicolo questo etilometro evoluto collegato al sistema d’accensione.

 

In concreto, chi si mette alla guida dopo aver subito una condanna dovrà soffiare nel dispositivo prima di ogni accensione, dimostrando di essere completamente sobrio. In caso contrario, il motore non parte. Una misura che punta a contrastare la recidiva ma che, come spesso accade in Italia, rischia di trasformarsi in una nuova sanzione mascherata da prevenzione.

 

Chi è obbligato all’alcolock e per quanto tempo

 

Secondo quanto stabilito dal decreto firmato dal Ministero delle Infrastrutture, l’obbligo dell’Alcolock scatterà per due anni a partire dalla riabilitazione della patente per chi ha guidato con un tasso alcolemico compreso tra 0,8 g/l e 1,5 g/l. Tre anni invece per chi ha superato 1,5 g/l, soglia oltre la quale il Codice della Strada prevede già sanzioni penali.

 

Non si parla quindi di episodi lievi o fraintendimenti: si tratta di chi è stato legalmente riconosciuto colpevole, ma la questione aperta riguarda le modalità, i costi e le implicazioni anche per chi condivide il mezzo col condannato, come in moltissimi nuclei familiari. «Chiunque salga su quel veicolo dovrà soffiare per poter avviare il motore», ha chiarito Giordano Biserni, presidente di Asaps.

 

Costi a carico del condannato, ma con quale trasparenza?

 

Il prezzo del dispositivo – dai 1.500 ai 2.000 euro – sarà interamente a carico del conducente, senza possibilità di agevolazioni o contributi. Ma da chi sarà installato l’alcolock? Chi garantisce sulla qualità del dispositivo e sulla corretta taratura? A quanto si apprende, l’elenco degli installatori autorizzati verrà pubblicato sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, così come l’elenco dei veicoli compatibili.

 

Alcolock: come funziona e quali sono i rischi di abuso o malfunzionamento

 

Il dispositivo, in pratica, funziona come un normale etilometro collegato al blocco d’avviamento: se rileva alcol nel respiro del conducente, impedisce la partenza del veicolo. Va tarato almeno una volta all’anno da un tecnico abilitato, pena l’invalidità della funzione e il rischio di sanzioni accessorie.

 

Per chi tenta di eludere il sistema – ad esempio facendo soffiare qualcun altro o manomettendo il sigillo – sono previste multe fino a 624 euro, oltre a sanzioni gravi sulla patente. Un deterrente giusto, che però non cancella i dubbi su affidabilità tecnica e privacy. Un dispositivo difettoso potrebbe impedire l’uso dell’auto a un conducente sobrio, generando ritardi, problemi lavorativi e ulteriori costi, senza possibilità immediata di verifica. E chi risponde in quei casi?

 

Un’applicazione rigida per i singoli, ma tollerante per chi guida per professione?

 

Un’altra questione cruciale riguarda gli autisti professionisti: autobus, taxi, autocarri. Anche su questi mezzi dovrà essere installato l’Alcolock se chi guida ha ricevuto condanna. Ma chi vigila sull’effettiva applicazione? E ancora: chi garantisce che l’azienda non aggiri l’obbligo semplicemente sostituendo il conducente, lasciando impunita la condotta precedente?

 

Serve più rigore anche nei controlli preventivi, non solo quando ormai il danno è fatto. Se si fosse investito prima in campagne di sensibilizzazione serie, invece di puntare solo sulla repressione postuma, forse oggi non ci troveremmo con migliaia di casi all’anno di guida in stato d’ebbrezza.

 

Una stretta in pieno esodo estivo: segnale o strategia?

 

Non è un caso che il decreto sia arrivato a ridosso del maxi-esodo estivo, periodo in cui – lo sappiamo – aumentano incidenti e controlli su strada. Una scelta legittima, certo. Ma anche strategica, perché l’attenzione dei media e l’urgenza pubblica portano l’opinione pubblica a non interrogarsi troppo sui dettagli. Eppure, dietro ogni norma ci sono impatti reali, costi, diritti e libertà personali.

 

E per i furbi, il sistema può essere aggirato?

 

Sì, come ogni tecnologia, anche l’Alcolock può essere oggetto di tentativi di elusione. Da qui la previsione di sanzioni accessorie e controlli incrociati. Ma attenzione: non è detto che ogni violazione venga scoperta subito, e non è detto che il sistema funzioni in modo infallibile. Un dato su tutti: nei Paesi in cui l’alcolock è già in uso da anni, come in Francia o Svezia, i margini di errore e le falle tecniche non sono stati irrilevanti.

 

Chi tutela chi rispetta le regole? Serve un cambio di mentalità

 

La misura dell’Alcolock ha senza dubbio una valenza educativa, ma rischia di diventare un altro esempio di burocrazia punitiva verso l’automobilista medio, che paga sempre e viene raramente ascoltato. Sarebbe ora che il Governo affiancasse a queste misure anche azioni concrete di sostegno alla mobilità sicura, come sconti sui dispositivi per chi li adotta volontariamente, agevolazioni per famiglie con un solo veicolo e investimenti sulla prevenzione.

 

 

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