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Luca Talotta
24 lug 2025
La Piaga dei furti d’auto si fa sempre più preoccupante. Secondo il nuovo Dossier LoJack 2025, nel corso del 2024 sono stati rubati in Italia 136.201 veicoli, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente. Di questi, oltre 75 mila erano automobili. E la cosa più grave è che quasi un milione di mezzi rubati dal 2013 ad oggi sono spariti per sempre.
Un fenomeno criminale che continua a prosperare, organizzato in modo sempre più sofisticato e redditizio, mentre le misure di prevenzione e deterrenza restano inadeguate. In un Paese dove è sempre più difficile acquistare un’auto nuova, dove i costi di manutenzione, carburante e assicurazione sono alle stelle, vedersi sottrarre il proprio veicolo significa subire un danno enorme, spesso non risarcibile né in tempi rapidi né in modo equo.
Secondo i dati LoJack, il 56% dei veicoli rubati nel 2024 erano automobili, il 23% moto, il 15% suv e crossover, il 5% van, l’1% mezzi pesanti. La Fiat Panda si conferma come l’auto più rubata d’Italia, con oltre 13.000 furti registrati. Praticamente una Panda su cinque tra quelle rubate.
Seguono nella tragica classifica:
Per quanto riguarda i SUV e crossover, i più colpiti sono:
Un dato significativo: molti di questi veicoli vengono smontati entro 24 ore dal furto, per alimentare il fiorente mercato nero dei ricambi usati, con destinazione Est Europa, Nord Africa e Medio Oriente. Insomma, una filiera criminale efficiente e internazionale.
Il dossier individua cinque regioni sotto attacco, responsabili del 78% dei furti totali:
Ma se guardiamo alle province, ecco dove i ladri colpiscono di più (furti ogni 100mila abitanti):
E se parliamo invece di auto rubate in sosta, la classifica cambia:
Tre città simbolo, dove ci si aspetterebbe un controllo capillare del territorio e invece si assiste a un’escalation di crimini ai danni degli automobilisti.
Altro mito da sfatare: il GPS non garantisce il recupero dell’auto. I ladri oggi neutralizzano i localizzatori con una rapidità disarmante. Molto più efficaci sono i sistemi a radiofrequenza non intercettabile, ma si tratta di tecnologie costose, spesso riservate a flotte aziendali o a chi può permettersele.
Anche pensare che i furti avvengano solo di notte o in quartieri malfamati è un errore. Sempre più colpi vengono messi a segno in pieno giorno, in zone centrali e addirittura in parcheggi affollati. Nemmeno il garage privato è un rifugio sicuro.
È chiaro che serve un cambio di passo. Le pene attuali non sono un deterrente sufficiente:
Furto semplice: reclusione da 6 mesi a 3 anni, multa fino a 516 euro
Furto aggravato: da 2 a 6 anni di carcere, multa fino a 1.500 euro
Cifre ridicole rispetto ai profitti delle bande organizzate. Per fortuna, in Commissione Giustizia al Senato si sta lavorando a un inasprimento delle pene, con l’introduzione di aggravanti specifiche per il furto d’auto, l’eliminazione delle attenuanti e soprattutto la confisca dei beni dei ricettatori. Un passo che potrebbe fare davvero la differenza.
Non solo auto: colpiti anche i cittadini e la fiducia nella mobilità
Il furto di un’auto non è solo un danno economico. È un trauma personale, spesso accompagnato da angoscia, burocrazia, ritardi nelle assicurazioni e impossibilità di svolgere le attività quotidiane.
Un Paese in cui ogni giorno vengono rubati quasi 375 veicoli, con una percentuale di recupero ferma al 45%, è un Paese in cui la mobilità privata è sotto attacco.
Se davvero vogliamo incentivare la mobilità sostenibile e responsabile, dobbiamo cominciare a tutelare chi usa un’auto per lavorare, per vivere, per muoversi, e non lasciarlo solo in balia della criminalità.
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