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La capitale vietnamita bandisce le moto termiche nei distretti centrali: una sfida epocale per la mobilità e un modello per tutto il Sud-est asiatico
Luca Talotta
23 lug 2025
Il Vietnam, patria di milioni di motorini rombanti che affollano ogni angolo delle sue città, si prepara a compiere un passo storico: dal 1° luglio 2026, le moto a benzina saranno vietate nei distretti centrali di Hanoi. Una decisione che segna una svolta radicale verso la mobilità sostenibile, in un Paese dove i veicoli a due ruote sono parte integrante del tessuto sociale, culturale ed economico.
La capitale asiatica diventa così la prima città del Sud-est asiatico a fissare una data certa per il bando dei mezzi a combustione interna, lanciando un messaggio chiaro: il futuro è elettrico, e non si può più aspettare. La misura punta a contrastare lo smog e migliorare drasticamente la qualità dell’aria, uno dei problemi più gravi nelle metropoli asiatiche.
A rendere credibile la scelta di Hanoi non è solo l’annuncio, ma una roadmap dettagliata già in fase di attuazione. I quartieri coinvolti nella prima fase, Hoan Kiem e Ba Dinh, sono tra i più frequentati della capitale, e il loro “decarburamento” rappresenta un banco di prova cruciale. A seguire, il divieto sarà esteso progressivamente ad altri distretti urbani e, nel lungo periodo, anche alle auto a benzina.
La città si ispira chiaramente al modello Shanghai, che ha dimostrato che la transizione elettrica può funzionare anche in realtà urbane ad alta densità e forte motorizzazione. Ora Hanoi vuole replicarne i risultati, con ambizione e pragmatismo, offrendo un esempio concreto a tutto il Sud-est asiatico.
Il cambiamento imposto dalle istituzioni ha già provocato una reazione a catena nel mercato locale. In prima linea troviamo VinFast, il colosso vietnamita della mobilità elettrica, che nel 2024 ha superato le 160.000 unità vendute tra scooter e veicoli a zero emissioni.
Ma non è l’unica: Selex Motors sta rivoluzionando il settore grazie al sistema di battery swap, che permette di sostituire la batteria esausta con una carica in pochi minuti, abbattendo l’ansia da autonomia e rendendo la ricarica veloce quanto un pieno tradizionale.
Queste aziende stanno beneficiando di un mercato in rapida evoluzione, ma restano ancora molti ostacoli da superare: dai costi iniziali dei veicoli, all’autonomia ancora limitata, fino alla scarsa diffusione delle infrastrutture di ricarica.
Per sostenere la transizione e non lasciare indietro nessuno, il governo vietnamita ha annunciato l’intenzione di introdurre incentivi economici per l’acquisto di moto elettriche e investimenti massicci nella rete di ricarica. L’obiettivo è abbattere le barriere economiche e logistiche che frenano la diffusione dei mezzi elettrici e garantire una mobilità a zero emissioni realmente accessibile.
Tra le misure al vaglio: bonus per rottamazione dei veicoli a benzina, agevolazioni fiscali, contributi diretti e supporto al sistema di battery swap. L’intenzione è chiara: trasformare Hanoi in un laboratorio di innovazione urbana, in cui la sostenibilità non sia un lusso ma un diritto.
La posta in gioco è altissima. Le moto a benzina, oltre a essere responsabili di una quota rilevante delle emissioni di CO₂, producono anche inquinanti locali dannosi per la salute, come ossidi di azoto, particolato fine e idrocarburi incombusti. Lo smog che avvolge ogni giorno Hanoi è una delle principali cause di malattie respiratorie e cardiovascolari, oltre a compromettere la vivibilità e l’attrattività della città.
Ridurre in modo drastico il numero di veicoli a combustione interna non è quindi solo una questione ecologica, ma una necessità sanitaria urgente. L’adozione degli scooter elettrici è destinata a migliorare la qualità della vita dei cittadini, diminuendo rumore, traffico e mortalità legata all’inquinamento.
Il coraggio di Hanoi potrebbe non rimanere isolato a lungo. Le altre grandi città vietnamite, Ho Chi Minh City e Da Nang, stanno osservando con attenzione l’evolversi del piano. Se i primi risultati saranno positivi – in termini di qualità dell’aria, flussi di traffico e consenso popolare – è probabile che anche questi centri decidano di introdurre divieti analoghi entro pochi anni.
Si creerebbe così un effetto domino virtuoso, con il Vietnam destinato a diventare leader nella mobilità urbana elettrica in Asia, proprio laddove l’inquinamento è tra le prime cause di emergenza sanitaria.
Il cambiamento in atto ad Hanoi ci ricorda che le rivoluzioni vere partono dalle scelte coraggiose. In un Paese dove oltre 72 milioni di motocicli sono ancora alimentati a benzina e dove le moto elettriche rappresentano appena il 5% del totale, l’obiettivo fissato per il 2026 appare ambizioso. Ma è proprio questa ambizione che serve al mondo per cambiare marcia.
Se la transizione elettrica riuscirà ad affermarsi in Vietnam, non potremo più dire che è solo una sfida per Paesi ricchi e industrializzati. E l’esempio di Hanoi potrebbe ispirare altre metropoli congestionate e inquinate – magari anche europee – a fare di più, più in fretta, e con più coraggio.
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