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Svizzera, pedaggio extra per chi non si ferma: ennesima stangata contro gli automobilisti stranieri

Chi attraversa la Svizzera senza soggiornare rischia di pagare una tassa digitale dinamica: è un colpo ingiusto alla libertà di movimento e al turismo europeo
Svizzera, pedaggio extra per chi non si ferma: ennesima stangata contro gli automobilisti stranieri
© Lin Mei, Unsplash

Luca TalottaLuca Talotta

23 lug 2025

Altro che neutralità: stavolta la Svizzera decide di tirare dritto, e nel farlo rischia di travolgere milioni di automobilisti europei. È fresca la notizia di una proposta che potrebbe cambiare il volto dell’estate per chi è abituato ad attraversare il Paese alpino in auto: un pedaggio extra, in forma digitale e tariffa variabile, per ogni veicolo con targa straniera che osa percorrere le strade svizzere nei periodi di massima affluenza, senza fermarsi almeno una notte.

Una proposta che sa di provocazione e che, se dovesse entrare in vigore, metterebbe a rischio la già fragile mobilità europea, scaricando sui viaggiatori costi aggiuntivi per colpe non loro. Il problema del traffico estivo, soprattutto lungo il tunnel del Gottardo, è ben noto. Ma la soluzione scelta sembra più una vendetta che una misura equa. E noi automobilisti, ancora una volta, diventiamo il capro espiatorio.

Target: chi attraversa senza fermarsi

A finire nel mirino, in particolare, sono i cosiddetti “turisti di passaggio”: coloro che, partendo da Germania, Belgio, Olanda o Francia, attraversano la Svizzera per raggiungere l’Italia o la costa mediterranea. Un flusso che ogni estate genera code chilometriche lungo i principali assi viari elvetici, specie al Gottardo. Ebbene, la Svizzera vuole dire basta.

La nuova tassa colpirà solo chi utilizza il Paese come corridoio, senza generare alcun indotto turistico interno. Un criterio che potrebbe anche apparire logico, se non fosse che la libertà di movimento è un diritto tutelato in Europa e che non tutti possono permettersi di fare tappa in Svizzera, tra alberghi costosi e prezzi da capogiro.

Una tariffa “aerea” su strada

Il nuovo pedaggio sarà digitale e adattivo, con un costo che cambierà in base a giorno, ora e periodo dell’anno: un sistema dinamico degno delle migliori compagnie aeree low-cost, ma applicato al mondo stradale. Il tutto grazie a un sistema di lettura automatica delle targhe straniere: zero barriere fisiche, ma controlli ovunque. E quindi anche sanzioni salate per chi prova a fare il furbo o ignora la norma.

Il problema? È che una misura simile punisce gli automobilisti solo perché stranieri. Chi vive in Svizzera e percorre gli stessi tratti in auto non pagherà nulla in più. Chi invece vi transita per necessità (magari per lavoro o per raggiungere la propria famiglia) si ritroverà a mettere mano al portafoglio solo per il fatto di non avere una targa elvetica. Una discriminazione bella e buona.

Già paghiamo la vignetta: serve davvero un’altra tassa?

Attualmente, per utilizzare la rete autostradale svizzera è obbligatorio acquistare la famosa vignetta: un bollino valido per 14 mesi, al costo di circa 42 euro. Una cifra che – se confrontata con i pedaggi italiani – è quasi contenuta. Ma resta il fatto che paghiamo già per attraversare il Paese. Ora si vuole aggiungere un ulteriore balzello senza alcun servizio aggiuntivo?

Per fare un paragone, in Austria è possibile scegliere tra vignetta di 10 giorni, 2 mesi o annuale. In Svizzera no: o tutto o niente. E adesso si aggiunge anche questa tassa di transito mirata solo a chi non dorme almeno una notte in loco. Un modo surrettizio per trasformare il turismo in un obbligo d’acquisto alberghiero.

 

 

Il precedente tedesco: un boomerang costato milioni

Chi pensa che questa proposta possa passare inosservata a Bruxelles si sbaglia di grosso. La Germania ci ha provato nel 2019, tentando di introdurre una tassa simile per i soli automobilisti stranieri. Il risultato? La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha bocciato l’iniziativa, giudicandola discriminatoria e contraria ai principi della libera circolazione. Quel tentativo è costato oltre 240 milioni di euro ai contribuenti tedeschi, tra progettazione e penali.

La Svizzera non fa parte dell’UE, è vero. Ma è comunque legata da accordi bilaterali che regolano la libera circolazione delle persone e delle merci. E se decidesse davvero di introdurre questo pedaggio, potrebbe scatenare ritorsioni commerciali e un contenzioso diplomatico con Bruxelles. Ne vale davvero la pena?

Il rischio di un effetto domino (e di un’Europa a pedaggio)

Il timore è che questa mossa possa diventare un pericoloso precedente. Se la Svizzera dovesse riuscire nell’intento, altri Paesi potrebbero seguirne l’esempio: pensiamo ai valichi alpini in Francia, ai tunnel norvegesi o ai confini austriaci. Un’Europa dove ogni attraversamento si paga in base al Paese, alla stagione, alla targa. Un incubo burocratico e fiscaleper chi si muove su quattro ruote.

E tutto questo mentre si parla tanto di transizione ecologica, di trasporti integrati, di mobilità sostenibile. Dov’è il senso in una misura che spinge i cittadini verso percorsi più lunghi o voli aerei, solo per evitare una tassa iniqua?

Gli automobilisti non sono bancomat

Chi viaggia in auto è già sottoposto a una serie di spese fisse crescenti: carburanti alle stelle, bolli auto, pedaggi, assicurazioni, revisioni, ZTL e multe. Ora anche il rischio di una tassa aggiuntiva solo per attraversare un Paese. È l’ennesima prova che gli automobilisti sono trattati come bancomat da spremere.

Ma non è accettabile. Una misura del genere colpisce milioni di famiglie europee che scelgono l’auto per motivi economici e pratici, non certo per piacere. E penalizza proprio quel turismo su gomma che, soprattutto nel sud Europa, resta fondamentale per l’economia di intere regioni.

Ora la palla passa ai governi europei. È necessario che l’Italia, insieme agli altri Stati interessati, faccia sentire la propria voce per impedire che la Svizzera chiuda le porte in faccia agli automobilisti stranieri. Se l’obiettivo è alleggerire il traffico, si trovino soluzioni condivise, non misure punitive unilaterali.

Perché il rischio è che da una tassa si passi presto al boicottaggio. E che il “Paese neutrale” per eccellenza venga visto come una barriera da evitare, invece che un partner nel viaggio.

 

 

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