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Luca Talotta
20 lug 2025
I milanesi al volante continuano a perdersi, anche con l’aiuto del navigatore. Secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio Sara Assicurazioni, ben il 67% degli automobilisti milanesi dichiara di sbagliare strada spesso o con una certa frequenza, anche utilizzando app di navigazione. Un dato che suona come una beffa, soprattutto in una città dove la mobilità dovrebbe essere sinonimo di efficienza. Ma la verità è che tra strade mal segnalate, traffico ingestibile e cantieri eterni, il navigatore spesso non basta. E la tecnologia, da sola, non può sopperire a una rete viaria che sembra disegnata più per complicare la vita a chi guida che per semplificarla.
Il dato più emblematico è proprio questo: in un’epoca dominata da tecnologie sempre più sofisticate, oltre due automobilisti su tre si perdono con una certa regolarità. Per il 47% degli intervistati la soluzione è dare una seconda chance al navigatore, mentre il 24% preferisce chiedere informazioni ai passanti, e un altro 24% sceglie di affidarsi al proprio istinto. È chiaro che la fiducia nella tecnologia inizia a scricchiolare, specie quando si tratta di mobilità urbana.
Eppure i milanesi continuano a chiedere più tecnologia: il 59% degli intervistati dichiara di voler aumentare la dotazione tech della propria auto. In particolare, spiccano le richieste di sistemi di sicurezza e assistenza alla guida (29%), connettività smartphone (22%) e comandi vocali (10%). Un bisogno crescente di comfort, ma anche di sicurezza e praticità, soprattutto in una città che nei mesi estivi si popola di turisti, deviazioni stradali e temporali improvvisi.
Il vero baluardo di questo rinnovato amore per la tecnologia automobilistica sembra essere la telematica, ovvero tutti quei sistemi in grado di monitorare il veicolo, rilevare incidenti e inviare automaticamente richieste di soccorso. Non è un caso che il 43% dei milanesi consideri questi dispositivi fondamentali per la sicurezza alla guida, mentre un altro 41% li apprezza per la loro capacità di far risparmiare sui consumi o sulla polizza assicurativa.
Molto apprezzati anche i sistemi anti-distrazione (37%), il tracking per furto (27%) e il telepedaggio incluso nella polizza (22%), che permette finalmente di saltare le file al casello senza installare altri dispositivi. Persino le allerte meteo (16%), spesso sottovalutate, assumono un ruolo centrale in estate, quando un nubifragio improvviso può trasformare una tangenziale in un fiume in piena.
Ma di fronte a questa spinta verso l’innovazione, viene da chiedersi: lo Stato e le istituzioni stanno facendo la loro parte?Perché se da un lato gli automobilisti mostrano di voler investire nella propria sicurezza e nel miglioramento dello stile di guida, dall’altro il sistema sembra fare di tutto per ostacolarli.
Prendiamo il caso delle scatole nere assicurative: strumenti utilissimi per rilevare velocità, incidenti e posizione in tempo reale. Ma quanti sanno che non tutte le compagnie offrono incentivi reali a chi le installa? E quanti automobilisti, pur volendo migliorare il proprio stile di guida, si ritrovano poi a dover fare i conti con costi accessori, clausole poco trasparenti e gestione burocratica complessa?
Secondo Marco Brachini, Direttore Marketing di Sara Assicurazioni: «Il nostro Osservatorio evidenzia una significativa sensibilità verso l’importanza della sicurezza stradale. Una polizza telematica amplia le opportunità di protezione e permette agli automobilisti di migliorare il proprio stile di guida». Parole giuste, ma che dovrebbero trasformarsi in azioni concrete anche da parte delle istituzioni.
Perché non inserire incentivi fiscali veri e propri per chi installa sistemi di sicurezza attivi? Perché non prevedere una detrazione per l’acquisto di tecnologie di assistenza alla guida, proprio come si fa per i pannelli solari o le colonnine di ricarica? È ora di smettere di considerare l’automobilista come un bancomat da spremere e iniziare a valorizzarlo come un cittadino che investe sulla propria sicurezza e su quella degli altri.
Il 41% dei milanesi intervistati vede nella tecnologia un alleato per guidare in modo più consapevole, mentre un altro 22% la considera utile per migliorare il proprio stile di guida. Ma tutto questo ha un senso solo se inserito in un ecosistema coerente: città progettate per semplificare la viabilità, meno zone a traffico limitato disegnate con il righello e più trasparenza nella gestione delle multe.
Perché, diciamolo chiaramente: non basta il navigatore se poi la città è un labirinto di sensi unici, aree pedonali non segnalate e cantieri infiniti. Non basta la scatola nera se poi chi guida viene tartassato da sanzioni e costi senza ricevere in cambio alcun riconoscimento per il proprio comportamento virtuoso.
E allora sì alla tecnologia, ma accompagnata da rispetto, semplificazione e incentivi. Perché dietro ogni volante c’è una persona che cerca solo di arrivare a destinazione in sicurezza. E, spesso, nemmeno il miglior navigatore può fare miracoli.
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