Auto aziendali, nessuna concessione sui fringe benefit 2025

Anche l'ultimo tentativo dell'emendamento Osnato, per rinviare al primo luglio l'applicazione dei nuovi valori del fringe benefit, non ha prodotto effetti: bocciato perché inammissibile

Auto aziendali, nessuna concessione sui fringe benefit 2025

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

Pubblicato il 27 marzo 2025, 16:35

Nessuna clausola di salvaguardia del regime di fringe benefit 2024 per le auto ordinate dalle aziende, destinate alle assegnazioni ai propri dipendenti per un uso promiscuo e concesse tra il primo gennaio e il 30 giugno 2025. È arrivata in Commissione Attività produttive della Camera la bocciatura dell’emendamento avanzato dal deputato Marco Osnato, ritenuto inammissibile per estraneità della materia al decreto Bollette all’interno del quale era contenuto.

Il tema è quello della fiscalità sui fringe benefit, ovvero, i benefici accessori concessi ad alcune figure di dipendenti. Segnatamente l'auto in uso promiscuo, quindi per l'attività lavorativa e liberamente fruibile per esigenze personali. 

Lo stravolgimento dei valori: dalle soglie di CO2 al tipo di motorizzazione

Ricostruiamo la vicenda per un quadro completo sulla materia dell’auto concessa quale benefit. Il governo ha deciso a fine 2024 una profonda revisione delle aliquote di tassazione dei vari modelli di auto, passando da uno schema nel quale erano le emissioni di CO2 a dettare le percentuali di tassazione a una formula che equipara tutte le auto termiche - siano esse ibride mild, full hybrid, benzina, diesel o anche bifuel a metano o GPL - e premia i modelli elettrici e ibridi plug-in.

Un’auto ibrida dai bassi consumi avrà una percentuale del fringe benefit, calcolato sui costi chilometrici definiti dall’Aci, pari a quella applicata su un’auto da 300 cavalli benzina. Al contrario, un’ibrida plug-in (20%) e un’elettrica (10%) avranno percentuali di tassazione inferiori rispetto al 2024, quando erano del 25% per entrambe. 

I valori applicati all'auto in fringe benefit fino al 2024

  • tra 0 e 60 g/km - 25%;
  • tra 61 e 160 g/km - 30%;
  • tra 161 e 190 g/km - 50%;
  • oltre i 190 g/km - 60%.

La tassazione del bene in questione finisce nelle buste paga dei dipendenti che beneficiano dell’auto quale fringe benefit, contribuendo a definire il loro imponibile Irpef.

Quali conseguenze dalla nuova normativa?

L’entrata in vigore dal primo gennaio 2025 del nuovo regime ha comportato un terremoto per l’impatto che ha prodotto sulla stragrande maggioranza delle scelte in materia di auto in assegnazione ai dipendenti. Le prime reazioni dei fleet manager sono state all’insegna del prolungamento dei contratti già in essere, per non ricadere nella nuova normativa del fringe benefit, che si applica alle auto già ordinate entro il 31 dicembre 2024 e immatricolate a partire dal primo gennaio 2025.

L’emendamento bocciato in Commissione Attività produttive mirava a concedere un periodo cuscinetto, tra il primo gennaio e il 30 giugno 2025, nel quale le nuove immatricolazioni avrebbero beneficiato dell’applicazione del regime fringe benefit in vigore fino al 2024. Così non sarà. 

In termini molto concreti, le stime fatte dall’associazione Aniasa, che rappresenta le compagnie dell’autonoleggio, quantifica in un taglio del 30% le nuove immatricolazioni nel 2025 da parte delle aziende, stante il passaggio alla normativa del fringe benefit per com’è stata modificata. Nonché un volume di nuove auto immatricolate pari a 70 mila unità in meno rispetto ai dati 2023. 

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